Cicatrici d'oro
C'è una vecchia storia giapponese che ogni tanto salta fuori. Parla di un'antica pratica chiamata kintsugi (金継ぎ) che viene spesso usata come metafora di resilienza: dall'imperfezione o da una ferita può nascere una nuova forma, migliore, di perfezione estetica e interiore.
C'è una vecchia storia
C'è una vecchia storia giapponese che ogni tanto salta fuori. Parla di un'antica pratica chiamata kintsugi (金継ぎ), o kintsukuroi (金繕い), che significa letteralmente "riparare con l'oro". Questa antica pratica consiste nell'utilizzo di oro o argento per riparare oggetti in ceramica che si sono rotti; tamite l'utilizzo di questi metalli i giapponesi saldano insieme i vari frammenti.
Questa pratica, ormai arte produttrice di oggetti di grande valore, viene spesso usata come metafora di resilienza: dall'imperfezione o da una ferita può nascere una nuova forma, migliore, di perfezione estetica e interiore.
La mia storia
Ovvio che questa mia prefazione voleva andare a parare da qualche parte, quindi eccovi la mia di storia.
A fine Aprile scorso ho contratto la varicella. Ebbene si! Alla veneranda età di quasi 31 anni mi sono trovato moribondo ad affrontare questa malattia esantematica.
In molti avevano iniziato a farmi terrorismo psicologico sulle conseguenze di questo tipo di malattia in età adulta, perciò ho cercato di essere il più possibile ligio nelle mie cure. Anche perché vivendo da solo non potevo contare sul supporto di qualcuno
La varicella
Domenica 28 Aprile sera era con degli amici al Finger Food Festival, in un parco alla periferia di Bologna. La temperatura era insolitamente bassa per essere primavera, ma ero uscito premunito di giubbotto.
Al momento dei saluti, però, ho iniziato proprio a battere i denti dal freddo oltre ad avere un mal di testa devastante. Ho pensato solo ad un colpo di freddo e sono tornato a casa per infilarmi sotto 3 trapunte che mi hanno dato un leggero sollievo.
Il giorno dopo non mi sono recato a lavoro in quanto febbricitante, ho preso una Tachipirina da 1000, [ non ho fatto due da 500 ;) ] e mi sono ricoricato aspettando l'effetto. Mi sono svegliato madido di sudore e con una pustolina sulla guancia.
Pensavo fosse una vescichetta dovuta alla sudata e, scioccamente, l'ho bucata.
Mi riaddormento ed al mio risveglio mi ritrovo con altre pustoline. Campanello d'allarme! Guardia medica... varicella!
Come è giusto che sia mi suggeriscono di non grattarmi e di non toccare le pustole che diventeranno croste. E così ho fatto per tutto il decorso della malattia, tranne che per quella prima...
Segni e cicatrice
Siamo a Luglio, la varicella è passata da due mesi ma ancora ho delle macchie che lentamente stanno scomparendo, molto lentamente.
Ci vorrà pazienza, quella che non ho avuto io alla prima pustolina e che ora mi ha lasciato una bella cicatrice da varicella sul volto.
Qualcuno si è rattristato per me. Qualcuno mi ha fatto la morale sul cosa fare e cosa non fare.
Onestamente mi importa poco. Diamo troppo peso al nostro aspetto fisico, viviamo in un momento in cui l'apparenza è tutto e non ci rendiamo conto che invece siamo noi stessi il nostro tutto.
Qualcuno mi ha suggerito di trovare un fondotinta da applicare per coprire di volta in volta, altri un intervento laser del dermatologo.
Io rispondo che non farò nulla di tutto questo. È solo un altro segno sul mio corpo, un'altra storia da raccontare: "Questa cicatrice? A sai, ho una storia: ti racconto di quando ho avuto la varicella e sono rimasto chiuso in casa da solo a festeggiare il mio 31esimo compleanno!".
Certo, a volte può essere necessario intervenire per casi davvero limitanti, ma i piccoli difetti, qualche chilo in più, le piccole cicatrici... lasciate tutto dov'è, raccontate un po' di voi stessi. Sarà la vostra crepa riempita d'oro.